Soffermarsi davanti alle immagini cromatiche di Maria Marchitelli equivale ad essere attratti da un mondo dalla suggestiva carica poetica,che è la naturale descrizione di una quotidanietà colta nelle sue più inprevedibili sfaccettature ed allo stesso tempo l’emanazione visiva di una vivida componente emotiva e memoriale,dalla quale la pittrice nata a Sant’Agata di Puglia,in provincia di Foggia,è felicemente accompagnata.
Affidandosi alle tecniche dell’olio,dell’acrilico,del pastello,della ceramica e soprattutto dell’acquerello,essa evoca immagini,figure,situazioni,luoghi,presenze,atmosfere con una modulata gioiosità cromatica in grado di trasformare le sue proposte figurative in sequenze di vita reale,assistite da una fervida”vis lirica”,in virtù della quale è stata meritamente insignita tanto nel 2015 quanto nel 2016 del premio “Il Centenario”con l’assegnazione,sempre nel 2016,del Premio”Percorsi d’Arte e l’inserimento nel 3° volume”La donna nella storia de’arte”,il quale inizia con la personalità di Chantal Akerman e si conclude con quella di Rougena Zatkova.
Con la sua fervorosa ed articolata operosità rappresentativa Maria Marchitelli,giunta agli attuali livelli espressivi facendo affidamento esclusivamente sul fertile “èlan”di autodidatta che l’ha sempre contraddistinta,ha tesaurizzato il prezioso suggerimento di Leonardo,quando il grande genio nato a Vinci scrive:”Se vuoi essere pittore,lascia da parte ogni tristezza,ogni preoccupazione,e non curarti che dell’arte.Sia la tua anima come uno specchio nel quale si riflettono tutte le cose,tutti i movimenti e i colori,pur rimanendo calma e serena”. E così prende corpo una letificante campionatura cromatica,fatta di volti adolescenziali o muliebri dallo sguardo luminoso,penetrante,intensamente rivelatore della dimensione interiore di cui si fa largitore,di variopinte composizioni floreali,di giardini,di cortili,di mercati,di paesaggi agresti,lacustri o montani,di vedute marine,di bambini alle prese con i loro briosi giochi innocenti,di una giovane che crea note musicali sul suo pianoforte,di danzatrici dalle armoniche,agili movenze corporee.
Altre volte sono scorci di città e di paesi con le loro tradizioni plurisecolari,così come a denotare le intenzioni dell’autrice nel suo radioso processo colloquiale sono un treno”d’antan”,uno scorcio lagunare,un vecchio biciclo,con palesi richiami e collegamenti a ricordi,esperienze,segmenti della propria esistenza,i quali,in virtù ed in forza della loro pregnanza intrisa di incontaminata genuinità,destano l’attenzione e l’interesse dell’osservatore e lo rapiscono in uno spazio dalle racquetanti coordinate di serenità e di piacevolezza,più che mai indispensabili in un’epoca,quale è la nostra,in cui tutto ciò appare oltremodo lontano.e si percepiscono le “favole” coloristiche della Marchitelli come un gratificante,salvifico antidoto contro il grigiore,l’opacità,la tetraggine,l’aridità comportamentale e l’angoscioso trascorrere dei giorni,di cui è preda la convulsa,asfittica società del nostro tempo.
Giuseppe Nasillo